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Prima restituzione dei dati d’inchiesta sulla condizione abitativa a Perugia

Pubblichiamo i primi parziali risultati dell’inchiesta “Diritto all’abitare ai tempi del Covid-19”, partita a giugno 2020 a Perugia, con l’intento di indagare le difficoltà e i mutamenti nel vivere la casa, che l’emergenza sanitaria ed economica sta provocando. 

Questa fotografia si aggiunge al lavoro di indagine e monitoraggio che il Comitato Perugia Solidale porta avanti dall’inizio del lockdown, cercando di far emergere le difficoltà di tante e tanti vissute in questi ultimi mesi, registrando così un aumento di vulnerabilità e diseguaglianza nel vivere la città.
In particolare dai dati emerge come gli affittuari più di altri facciano fatica a far fronte al canone di locazione e altre spese correnti sia straordinarie che ordinarie. Il sovraccarico di spese a cui sono soggetti fa si che la loro situazione abitativa sia sempre più precaria.
Le domande sono state poste agli abitanti del Comune di Perugia e ad oggi 18 luglio i questionari compilati risultano essere 114. 

L’inchiesta prosegue e invitiamo tutte e tutti a partecipare, collegandosi a questo link.

Si, proprietario senza mutuoSi, proprietario con mutuoNo, sono in affitto di mercatoNo, vivo in una casa popolareNo, affitto una stanzaOccupante
19.3%10.5%46.5%7.9%14.9%0.9%
PERCENTUALE DI RISPONDENTI PER TITOLO DI GODIMENTO DELL’ABITAZIONE

Se sei in affitto o paghi il mutuo, come giudichi le spese mensili per la casa?

Chiedendo di quantificare le spese mensili in una scala di valori da 1 a 5 (1=Assolutamente abbordabili, 5=Eccessivamente cari per i miei redditi), risulta che il 19.4% le giudica come sostenibili rispetto alle proprie possibilità (1-2), mentre per ben il 43% di chi è in affitto o sta sostenendo un mutuo, comportano un costo alto od eccessivo (4-5).
Scomponendo i valori si evince che circa il 70% di chi ha ritenuto essere le spese mensili della casa troppo alte, si trova in affitto di mercato, mentre il 13% in affitto agevolato.

Riusciresti a dire grossomodo quanto incidono, se ne hai, le spese per la casa sul tuo reddito mensile?

Oltre la metà degli intervistati (58.7%) stima che le proprie spese incidano più del 30% rispetto al proprio reddito, e il 33.3% si trova ad affrontare spese che costituiscono oltre il 40% del reddito mensile. Di questi il 60% vive in affitto di mercato.

Meno del 20%Tra il 20% e il 30%Tra il 30% e il 40%Tra il 40% e il 50%Più del 50%
15.8%25.4%25.4%14%19.3%
PERCENTUALE DEI RISPONDENTI PER INCIDENZA DELLE SPESE SULLA CASA, SECONDO I PROPRI REDDITI

In conseguenza di questa crisi epidemica hai avuto un calo del reddito che ti ha impedito di pagare del tutto o in parte le spese per l’abitazione? 

Il 55% degli intervistati ha avuto un calo del reddito che non gli ha permesso di mantenere una regolarità nel far fronte alle spese per l’abitazione.

Si, proprietario senza mutuoSi, proprietario con mutuoNo, sono in affitto di mercatoNo, vivo in una casa popolareNo, affitto una stanzaOccupante
6%11%57%11%14%1%
PERCENTUALE DI RISPONDENTI CHE, DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN, NON SONO RIUSCITI A PAGARE QUALCHE SPESA PER LA CASA, PER TITOLO DI GODIMENTO DELL’ABITAZIONE

Sostenere le spese per la casa come l’affitto, il mutuo, o le bollette, è diventato sempre più difficile soprattutto per chi vive in affitto di mercato.
Dalle risposte si evince che nei casi in cui non si è raggiunto un accordo con la proprietà, circa l’80% ha subito minacce dalla stessa.

Che cambiamenti hai percepito in città post lockdown?

Le opinioni raccolte raccontano di un città ostile, svuotata dalle sue tipiche relazioni di vicinato e indebolita da una crisi economica strutturale. Isolamento e paura del contagio fanno il paio con disoccupazione e precariato. Chiudono le attività commerciali così come si incrinano i sentimenti di fiducia che nutrono le reti di solidarietà, sia formali che informali. Mentre la prossimità all’incontro e la diffidenza, lo svolgimento della normalità (spesa, negozi, scuola) e il distanziamento sociale, segnano un logoramento pressoché indistinto e diffuso fra la totalità degli intervistati, gli effetti economici del Covid aggravano la già precaria stabilità di particolari soggetti vulnerabili quali i piccoli commercianti e i lavoratori precari. 

Nello specifico appaiono risposte più attente verso le ricadute sociali della quarantena e sulle criticità della routine giornaliera quali: l’erosione della solidarietà, il nervosismo diffuso e le limitazioni delle libertà individuali e collettive. 

“é cambiato tantissimo dopo la quarantena, c’è moltissima povertà e necessità in tutta la (mia) famiglia di risorse, andare con la mascherina è difficile, le persone sono cambiate non sono solidali” // “Di avere difficoltà in tutto anche per i bambini non poter giocare” // “Tutto è più difficile, andare a fare la spesa o nei negozi” //“Tante file, pochi acquisti, nervosismo” // “Meno gente per strada, più insicurezza” // “Isolamento, abbandono delle istituzioni”// “Il lavoro e le relazioni, come le attività hanno subito modificazioni”

A queste se ne intrecciano altre che prendono in considerazione conseguenze più macroscopiche riferite alle innumerevoli difficoltà economiche sopra menzionate, all’aumento dei prezzi di consumo e alla crisi del comparto turistico e del mercato del lavoro ad esso collegato.   

“Difficoltà serie da parte di tutti i liberi imprenditori che possiedono attività commerciali e di tutti i lavoratori dello spettacolo che garantiscono il volto culturale della città e quindi anche l’appetibilità turistica della stessa, anche con forti conseguenze per tutte le strutture ricettive/ristorazione.”

“Paura generalizzata di spendere, quindi anche di offrire lavoro. Nel settore del turismo, poi, in cui d’estate era relativamente facile trovare qualche part-time, adesso è tutto nullo per il notevole dimezzamento delle prenotazioni. Le strutture ricettive, da una mia indagine nella ricerca di lavoro, sono attive neanche per la metà.”

Per concludere dai dati elaborati emerge una città sbiadita, non solo a causa della poca gente in giro o dalle innumerevoli saracinesche abbassate, che forse non si alzeranno più, ma da un senso di isolamento che ha condizionato e sta condizionando il vivere quotidiano. La sfiducia verso il prossimo e le istituzioni, l’intolleranza che si respira in città, tra maggiori limitazioni, controlli e “sceriffismo” di quartiere, restituiscono un quadro che non ricorda tanto una celebrata unità sulle note di Mameli, piuttosto un ulteriore indebolimento dei rapporti sociali.